“Green Claims”: cosa sono e cosa prevede la normativa europea?
"Green Claims": cosa sono e cosa prevede la normativa europea?
Oggi la sostenibilità è diventata un tema di fondamentale importanza per i consumatori, spingendo molte aziende a dichiarare il loro impegno verso la protezione dell’ambiente. Tuttavia, non tutte le dichiarazioni sono trasparenti e affidabili. Secondo recenti studi condotti dalla Commissione Europea, il 40% dei Green Claims sui prodotti in vendita non è scientificamente supportato, e il 53% di essi fornisce informazioni fuorvianti o infondate. In questo contesto preoccupante, la Commissione Europea ha presentato, nella primavera del 2023, una proposta di Direttiva sui Green Claims, mirata a contrastare il fenomeno del greenwashing e a mettere fine a dichiarazioni ambientali prive di fondamento scientifico. Questa proposta è stata approvata dal Parlamento Europeo il 12 marzo 2024 con un sostegno di 467 voti favorevoli. Ma quali sono i contenuti di questa normativa? Vuoi scoprire come le nuove regole influenzeranno le strategie aziendali? Scopriamolo insieme nel nostro ultimo articolo.
"Green Claims": cosa sono e cosa prevede la normativa europea?
Oggi la sostenibilità è diventata un tema di fondamentale importanza per i consumatori, spingendo molte aziende a dichiarare il loro impegno verso la protezione dell’ambiente. Tuttavia, non tutte le dichiarazioni sono trasparenti e affidabili. Secondo recenti studi condotti dalla Commissione Europea, il 40% dei Green Claims sui prodotti in vendita non è scientificamente supportato, e il 53% di essi fornisce informazioni fuorvianti o infondate. In questo contesto preoccupante, la Commissione Europea ha presentato, nella primavera del 2023, una proposta di Direttiva sui Green Claims, mirata a contrastare il fenomeno del greenwashing e a mettere fine a dichiarazioni ambientali prive di fondamento scientifico. Questa proposta è stata approvata dal Parlamento Europeo il 12 marzo 2024 con un sostegno di 467 voti favorevoli. Ma quali sono i contenuti di questa normativa? Vuoi scoprire come le nuove regole influenzeranno le strategie aziendali? Scopriamolo insieme nel nostro ultimo articolo.
Che cosa si intende per Green Claim?
La normativa sui Green Claims mira a fornire un quadro chiaro e rigoroso per garantire trasparenza nelle comunicazioni relative all’impatto ambientale di prodotti e servizi. Nella proposta di direttiva approvata, il Green Claim è definito come:
“Un messaggio o una dichiarazione avente carattere non obbligatorio, compresi testi e rappresentazioni figurative, grafiche o simboliche, in qualsiasi forma, tra cui marchi, nomi di marche, nomi di società o nomi di prodotti, che asserisce o induce a ritenere che un dato prodotto o professionista abbia un impatto positivo o nullo sull’ambiente oppure è meno dannoso per l’ambiente rispetto ad altri prodotti o professionisti oppure ha migliorato il proprio impatto nel corso del tempo”.
In sintesi, le green claims sono dichiarazioni rilasciate dalle aziende per evidenziare i benefici ecologici dei propri prodotti o servizi, riguardanti aspetti come l’efficienza energetica, la riduzione di CO2, l’uso di materiali riciclati e altri impatti positivi.
L’attuale situazione in Unione Europea: cosa dicono gli studi?
La Commissione Europea ha condotto due studi approfonditi nel 2014 e nel 2020, analizzando un campione di 150 asserzioni ambientali. Queste indagini hanno messo in luce la gravità del fenomeno del greenwashing, evidenziando non solo la diffusione di affermazioni fuorvianti, ma anche il potenziale impatto negativo sulla fiducia dei consumatori. Questi studi hanno sottolineato l’urgenza di una regolamentazione più rigorosa e di standard chiari per garantire che le informazioni ambientali siano attendibili, aiutando così a proteggere i consumatori e a promuovere un reale impegno verso la sostenibilità. Come già anticipato, dalle ricerche effettuate è emerso che il 53,3% delle asserzioni analizzate risultano vaghe, fuorvianti o addirittura infondate. Inoltre, il 40% delle dichiarazioni “green” non è supportato da evidenze concrete, il che solleva seri interrogativi sulla loro veridicità. Anche le etichette ecologiche non sono esenti da criticità: circa la metà di esse presenta lacune in termini di verificabilità e certificazioni, minando ulteriormente la fiducia dei consumatori. A complicare il panorama, si contano ben 232 marchi di qualità ecologica presenti nell’UE, ma con livelli di trasparenza che variano notevolmente tra di loro.
Verso una sostenibilità condivisa: che cosa prevede la normativa anti greenwashing?
Come abbiamo già visto, la normativa sui Green Claims stabilisce criteri chiari per assicurare che le informazioni ambientali fornite dalle aziende siano non solo affidabili, ma anche trasparenti verificabili (le affermazioni ambientali devono essere supportate da evidenze scientifiche). Iniziato nel marzo 2022, questo percorso ha un obiettivo più ampio: proteggere e responsabilizzare i consumatori, rendendoli attori chiave nella transizione verso un’economia più sostenibile.
Per conseguire tali obiettivi, è essenziale creare una metodologia comune che riesca a standardizzare i processi di valutazione delle affermazioni ambientali a livello dell’Unione Europea. Questo approccio non solo faciliterà il confronto tra prodotti e servizi, ma garantirà anche una maggiore coerenza nelle informazioni che vengono fornite.
In aggiunta, la direttiva include misure specifiche per affrontare il problema del greenwashing, aumentando il controllo e le sanzioni per le dichiarazioni ingannevoli. Con queste misure, si punta a costruire un mercato più equo, dove i consumatori possano fidarsi delle affermazioni ambientali presentate dalle aziende e contribuire a una cultura di sostenibilità condivisa.
Le nuove regole per le dichiarazioni ambientali
Il testo approvato in Parlamento introduce nuove regole fondamentali per disciplinare le dichiarazioni ambientali delle aziende. In particolare, ogni affermazione riguardante la sostenibilità, come ad esempio quella di un prodotto biodegradabile, dovrà essere supportata da prove scientifiche verificate da terze parti indipendenti. Questa esigenza di dimostrazione si estende a tutte le affermazioni ambientali, che dovranno essere validate prima della messa in commercio dei prodotti.
Per quanto riguarda i Paesi membri dell’Unione Europea, la normativa stabilisce che le dichiarazioni ambientali e le prove scientifiche ad esse associate devono essere valutate entro un termine di 30 giorni. Questa scadenza mira a garantire un processo di revisione rapido e trasparente, così da rafforzare la fiducia dei consumatori nelle affermazioni di sostenibilità. È interessante notare che le microimprese, considerati i loro limiti di risorse, non saranno soggette a questi requisiti, mentre le piccole e medie imprese avranno un anno in più rispetto alle grandi aziende per adattarsi alle nuove normative. Questo approccio riconosce le diverse capacità operative delle varie categorie aziendali. Inoltre, è fondamentale sottolineare che le dichiarazioni non possono basarsi esclusivamente su schemi di compensazione delle emissioni di anidride carbonica, comunemente noti come “carbon offset”. Questa restrizione è pensata per evitare che le aziende possano semplicemente acquistare crediti di carbonio per mascherare pratiche non sostenibili. Le conseguenze per le aziende che non rispetteranno la direttiva saranno severe, con multe che potranno arrivare almeno al 4% delle loro entrate annuali. Tale misura è concepita per garantire che tutte le aziende si impegnino seriamente verso pratiche di sostenibilità autentiche e verificabili, contribuendo così a un mercato più equo e responsabile.