Boschi in espansione, ma chi li cura?

Boschi in espansione, ma chi li cura?

Negli ultimi anni, i boschi italiani sono cresciuti più che mai, ma spesso senza cura né gestione. In un’epoca di crisi climatica, questa espansione silenziosa può diventare una risorsa strategica, a patto che venga accompagnata da pratiche selvicolturali sostenibili e inclusive. In questo articolo parleremo di come la crescita del patrimonio forestale possa trasformarsi in un’opportunità concreta per rilanciare la gestione attiva dei boschi, ridurre i rischi ambientali e valorizzare i servizi ecosistemici, contribuendo a una nuova alleanza tra natura, territorio e comunità.

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Boschi In espansione, ma chi li cura?

Negli ultimi anni, i boschi italiani sono cresciuti più che mai, ma spesso senza cura né gestione. In un’epoca di crisi climatica, questa espansione silenziosa può diventare una risorsa strategica, a patto che venga accompagnata da pratiche selvicolturali sostenibili e inclusive. In questo articolo parleremo di come la crescita del patrimonio forestale possa trasformarsi in un’opportunità concreta per rilanciare la gestione attiva dei boschi, ridurre i rischi ambientali e valorizzare i servizi ecosistemici, contribuendo a una nuova alleanza tra natura, territorio e comunità.

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Crescono i boschi, ma senza “guida”: il paradosso dell’espansione forestale

In Italia, i boschi stanno aumentando, ma non per scelta. Secondo il “Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia” (RaF Italia 2019), tra il 2005 e il 2015 la superficie forestale è cresciuta di oltre 587.000 ettari, pari a un incremento del 5,4% rispetto all’ultimo inventario nazionale. Questo significa che oggi le foreste coprono circa il 40% del territorio nazionale, una percentuale tra le più alte in Europa.

Questa crescita, tuttavia, è stata in gran parte spontanea: non è il risultato di politiche di riforestazione né di programmi di pianificazione, ma del progressivo abbandono delle aree agricole e pastorali marginali, soprattutto nelle zone collinari e montane. In pratica, laddove l’uomo ha smesso di coltivare, il bosco si è ripreso il suo spazio.

Ma c’è un problema: questi nuovi boschi sono in gran parte non gestiti. Si tratta per lo più di formazioni giovani, monotone, senza interventi selvicolturali, prive di infrastrutture e difficilmente accessibili. Non esistono piani forestali, né sistemi di monitoraggio o strategie di tutela attiva. Questo scenario solleva una domanda cruciale: una foresta lasciata a sé stessa è davvero in grado di offrire tutti quei benefici che oggi ci aspettiamo da essa, in termini di protezione climatica, biodiversità e sicurezza del territorio?

La risposta è meno scontata di quanto si pensi. Perché più bosco non significa automaticamente bosco migliore. E senza una gestione attiva, questi spazi rischiano di trasformarsi in aree vulnerabili, più esposte agli incendi, agli eventi estremi e all’erosione della biodiversità.

Perché la gestione forestale è fondamentale (e non solo per chi lavora nel bosco)

Quando si parla di boschi, l’immaginario collettivo tende a pensare che “lasciar fare alla natura” sia sempre la scelta più ecologica. Ma in un Paese come l’Italia, dove l’80% delle foreste si è sviluppato su terreni precedentemente coltivati o pascolati e solo il 18% circa è sottoposto a forme di gestione attiva (RaF Italia 2019, p. 74 e seguenti), questa idea può diventare un limite.

Un bosco abbandonato non è necessariamente un bosco sano. L’assenza di interventi porta spesso a una struttura troppo fitta, composta da alberi giovani e tutti della stessa specie o dimensione. Questo riduce la resilienza ecologica, limita la biodiversità e rende il bosco più vulnerabile a incendi, parassiti e malattie. Inoltre, un bosco eccessivamente denso assorbe meno CO₂ rispetto a un bosco ben strutturato, con alberi più vigorosi e una buona alternanza di età e specie.

Il paradosso è evidente: abbiamo più boschi che mai, ma non sempre sono funzionali. Secondo il RaF, molte aree forestali, soprattutto quelle nuove, non sono accessibili, mancano di strade o sentieri, e non hanno un piano di gestione forestale. Questo le rende non solo difficili da valorizzare economicamente, ma anche più esposte al degrado ecologico e all’abbandono sociale.

La gestione forestale, quindi, non significa “tagliare” in modo indiscriminato, ma accompagnare il bosco nella sua evoluzione naturale, guidandolo verso uno stato di maggiore equilibrio e multifunzionalità. Significa, ad esempio:

  • effettuare diradamenti selettivi per favorire la crescita di specie autoctone;
  • rimuovere il materiale secco o malato per prevenire gli incendi;
  • mantenere sentieri e infrastrutture leggere per rendere il bosco accessibile alla comunità;
  • monitorare la biodiversità e adattare gli interventi al contesto climatico e territoriale.

In un’epoca di crisi climatica e di crescente domanda di servizi ecosistemici (come aria pulita, stoccaggio del carbonio, paesaggio, turismo lento), la gestione sostenibile è l’unico modo per non perdere l’occasione offerta dall’espansione forestale spontanea. Ignorare questi boschi, invece, rischia di trasformare una risorsa in un problema.

Cosa fa Robin Wood?

Robin Wood promuove una visione attiva e consapevole della foresta. Non ci limitiamo a difendere i boschi minacciati: lavoriamo ogni giorno per valorizzare pratiche selvicolturali capaci di coniugare natura, clima e benessere delle comunità locali.

Crediamo che i nuovi boschi spontanei siano una straordinaria opportunità ecologica e sociale, ma solo se accompagnati da progetti intelligenti, condivisi e ben radicati nei territori. È per questo che mettiamo in campo competenze tecniche, creatività e strumenti concreti per supportare la gestione sostenibile delle foreste.

Siamo un team di tecnici forestali, designer, consulenti e attivisti con un obiettivo comune: rigenerare i nostri ecosistemi attraverso interventi localizzati, multifunzionali e misurabili. Ci occupiamo di ogni fase, dalla progettazione alla realizzazione dei progetti, dal monitoraggio alla comunicazione dei risultati, per trasformare ogni azione in un impatto reale e positivo sul territorio.

Boschi intelligenti: come funziona la vita segreta della foresta

Camminare in un bosco può sembrare un’esperienza tranquilla e silenziosa, ma ogni metro quadrato nasconde un incredibile intreccio di relazioni biologiche. Gli alberi non vivono isolati: attraverso le micorrize, reti sotterranee formate da funghi simbionti, condividono nutrienti, acqua e segnali chimici, supportandosi a vicenda. In superficie, la chioma degli alberi regola l’umidità, la luce e la temperatura, creando condizioni ideali per molte altre forme di vita.

A comprendere e gestire questi processi ci pensa la selvicoltura, disciplina che oggi va ben oltre la produzione di legname. Una moderna gestione forestale si occupa della rigenerazione naturale, del mantenimento delle specie autoctone, della riduzione del rischio incendi e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Secondo i dati del RAF 2019, il 60% delle superfici forestali italiane è oggi oggetto di forme di gestione, seppur con intensità e finalità molto variabili.

Ogni tipo di bosco racconta una storia di equilibri ecologici: nei castagneti abbandonati, ad esempio, le piante pioniere lasciano il posto a specie più esigenti come il faggio, mentre nelle sugherete mediterranee una mancata gestione può favorire l’invasione di specie arbustive, degradando l’habitat. In altri casi, alcune specie, come l’abete rosso in certe zone degli Appennini, sono frutto di rimboschimenti passati e oggi richiedono interventi di diversificazione per accrescere la resilienza.

In questo scenario, la sfida è chiara: conciliando le esigenze ecologiche con quelle economiche e sociali, è possibile custodire un patrimonio naturale vitale per la salute del pianeta.

La risposta di Robin Wood

Per far fronte a queste sfide è necessario promuovere un cambio di passo: serve una gestione sostenibile, multifunzionale e condivisa, capace di riportare attenzione, risorse e cura nei territori boschivi. Per farlo, è fondamentale coinvolgere tutti gli attori locali – comunità, imprese, istituzioni – attraverso pratiche di selvicoltura mirata, progetti di valorizzazione e strategie che guardino al lungo periodo. È proprio su queste basi che nasce Robin Wood, un’iniziativa che mette in relazione aziende attente alla sostenibilità con le foreste che più necessitano di interventi. Un ponte concreto e trasparente tra chi cerca di ridurre il proprio impatto ambientale e chi lavora ogni giorno per tutelare e rigenerare gli ecosistemi forestali. Il risultato? Un beneficio reale per il territorio, la biodiversità e le persone che lo abitano.

Prendiamoci cura del futuro insieme

Come abbiamo visto, l’associazionismo fondiario è in grado di risvegliare un senso di appartenenza e di responsabilità condivisa. È un modo per guardare al futuro, mettendo insieme innovazione e tradizione, ecologia e sviluppo, tecnologia e radici. Attraverso una gestione collettiva, partecipata e lungimirante, il territorio diventa risorsa viva, non solo per chi lo abita oggi, ma anche per le generazioni che verranno.

L’associazionismo fondiario è, in fondo, un invito: a non lasciare andare ciò che abbiamo ereditato, ma a prendercene cura insieme, trasformando il paesaggio in un bene comune da custodire e valorizzare.

Il progetto Robin Wood si inserisce perfettamente in questa visione, offrendo soluzioni concrete per la gestione sostenibile delle risorse naturali e la riforestazione. Attraverso la collaborazione con comunità locali e aziende, Robin Wood promuove azioni di recupero ambientale, contribuendo a contrastare il cambiamento climatico e valorizzando il territorio in modo responsabile e duraturo.

Raggiungi i tuoi obiettivi di sostenibilità con Robin Wood

Robin Wood si ispira alle migliori pratiche internazionali e ai principi delle principali iniziative globali per promuovere una gestione forestale sostenibile. Il suo approccio è focalizzato sulla custodia degli stock di carbonio e sulla tutela della biodiversità forestale, elementi essenziali per combattere il cambiamento climatico e preservare l’ambiente. Sebbene le azioni di Robin Wood ad oggi non costituiscano crediti di carbonio certificati, i loro impatti positivi sono misurabili e contribuiscono in modo tangibile a supportare le strategie aziendali orientate alla sostenibilità. Attraverso pratiche di gestione forestale responsabile, Robin Wood aiuta le aziende a ridurre l’impronta ecologica, a proteggere la biodiversità e a promuovere un’economia sostenibile a lungo termine.

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