Gli alberi monumentali d’Italia raccontano la nostra biodiversità

Gli alberi monumentali d’Italia raccontano la nostra biodiversità
Il RaF (Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia) evidenzia come gli alberi monumentali (più di 4.749 alberi sparsi sul territorio nazionale) rappresentino molto più di semplici presenze scenografiche: sono custodi di biodiversità, identità culturale e memoria ecologica. In questo articolo analizziamo il loro valore ambientale e simbolico, e perché proteggerli oggi significa investire nel futuro dei nostri territori.

Gli alberi monumentali d’Italia raccontano la nostra biodiversità
Il RaF (Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia) Italia evidenzia come gli alberi monumentali (più di 2.700 alberi sparsi sul territorio nazionale) rappresentino molto più di semplici presenze scenografiche: sono custodi di biodiversità, identità culturale e memoria ecologica. In questo articolo analizziamo il loro valore ambientale e simbolico, e perché proteggerli oggi significa investire nel futuro dei nostri territori.

Un patrimonio vivente che unisce natura, storia e identità
Nel 2017, l’Italia ha compiuto un passo fondamentale verso la tutela della sua biodiversità arborea: è stato infatti istituito il primo Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia, un inventario nazionale che oggi conta 4.749 alberi o sistemi omogenei di alberi riconosciuti come “monumentali” (fonte Masaf). Un numero che, più che una statistica, rappresenta un mosaico di storie vive, memoria ecologica e valore paesaggistico.
Questi alberi – alcuni secolari, altri rari o legati a eventi storici e culturali – sono tutelati per le loro eccezionali caratteristiche biologiche, ecologiche o identitarie. L’elenco ufficiale degli alberi monumentali d’Italia è stato istituito con il Decreto Ministeriale n. 5450 del 19 dicembre 2017, aggiornato per la prima volta il 9 agosto 2018. Tuttavia, si tratta di un inventario in costante evoluzione: nel corso degli anni sono stati pubblicati nuovi decreti di integrazione, fino all’ultimo aggiornamento del 4 novembre 2024.
Perché sono importanti per la biodiversità?
Gli alberi monumentali non sono soltanto testimonianze storiche o simboli del paesaggio: sono veri e propri hotspot di biodiversità, piccoli ecosistemi complessi che ospitano forme di vita altrimenti assenti nei boschi più giovani e omogenei. La loro età avanzata, spesso secolare, e le dimensioni imponenti favoriscono la formazione di microhabitat unici: cavità nei tronchi, rami secchi, corteccia rugosa e presenza di legno morto offrono rifugio, cibo e luoghi di nidificazione a una moltitudine di specie.
Funghi decompositori, muschi e licheni rarefatti trovano spazio su tronchi ricchi di umidità; insetti saproxilici, come il cervo volante, sfruttano il legno in decomposizione; uccelli cavicoli, come il picchio, vi nidificano; piccoli mammiferi come scoiattoli e pipistrelli ne fanno la loro dimora. È un’alleanza, costruita nel tempo, che intreccia funzioni biologiche e relazioni ecologiche fondamentali.
Inoltre, questi giganti verdi svolgono un ruolo ecologico cruciale: assorbono e stoccano grandi quantità di carbonio, regolano il microclima, mantengono la fertilità del suolo e contribuiscono alla purificazione dell’aria e dell’acqua. La loro presenza ha effetti positivi anche sulla resilienza degli ecosistemi, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici sempre più rapidi e imprevedibili.
Al di là delle funzioni ambientali, gli alberi monumentali sono spesso radicati anche nella memoria collettiva: protagonisti di leggende locali, testimoni silenziosi di epoche passate, luoghi di ritrovo, spiritualità e identità. Perdere uno di questi alberi non significa solo perdere una pianta, ma interrompere una connessione profonda tra natura, cultura e storia. Salvaguardarli, quindi, è un atto di tutela verso la biodiversità e verso noi stessi.
Il ruolo della legge e delle comunità locali
Secondo la Legge quadro forestale (D.lgs. 34/2018), l’elenco degli alberi monumentali sarà affiancato da una sezione dedicata alle foreste vetuste, ampliando ulteriormente la tutela di ecosistemi rari e preziosi. A partire dal 2019, con la Legge Clima e i successivi decreti ministeriali, è stata istituita la Rete nazionale dei boschi vetusti, che oggi comprende oltre 166 aree in Italia, per un totale di più di 4.000 ettari georeferenziati, compresi anche habitat protetti come le faggete primordiali UNESCO.
Ma la salvaguardia di questi alberi e boschi non è solo una questione normativa. La loro tutela passa anche attraverso la consapevolezza e la cura delle comunità locali, che spesso si fanno custodi attivi di questi patrimoni naturali. In molte zone del Paese, gli alberi monumentali sono legati a racconti popolari, feste religiose e riti collettivi: proteggerli significa anche preservare identità, memorie e culture locali.
Ascoltare il canto degli alberi
Come scrive il biologo David George Haskell, “gli alberi raccontano la vita di una comunità”. Il RaF (Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia) Italia ci invita proprio a fare questo: prestare ascolto a quei giganti che, spesso in silenzio, ci offrono ossigeno, ombra, memoria e vita. Conoscerli è un primo passo per restituire valore alla biodiversità che ci circonda e per diventare, tutti, più consapevoli del patrimonio verde che abitiamo.