La scienza dello svacco: quando riposare nel posto giusto aiuta la biodiversità

La scienza dello svacco: quando riposare nel posto giusto aiuta la biodiversità

L’allevamento estensivo, oltre a rappresentare una soluzione sostenibile per la produzione di carne e prodotti caseari, riveste un ruolo fondamentale per preservare la biodiversità di molti habitat. La gestione attenta dei pascoli e delle aree di riposo del bestiamo è quindi essenziale per garantire il benessere animale e mantenere un equilibrio tra necessità umane ed obiettivi di conservazione, creando una connessione armoniosa tra uomo, animali e natura. Scopriamo insieme nel nostro ultimo articolo come questa interazione possa essere ottimizzata.

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La scienza dello svacco: quando riposare nel posto giusto aiuta la biodiversità ​

L’allevamento estensivo, oltre a rappresentare una soluzione sostenibile per la produzione di carne e prodotti caseari, riveste un ruolo fondamentale per preservare la biodiversità di molti habitat. La gestione attenta dei pascoli e delle aree di riposo del bestiamo è quindi essenziale per garantire il benessere animale e mantenere un equilibrio tra necessità umane ed obiettivi di conservazione, creando una connessione armoniosa tra uomo, animali e natura. Scopriamo insieme nel nostro ultimo articolo come questa interazione possa essere ottimizzata.

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Gli ambienti pastorali: patrimoni di tradizione e biodiversità

I sistemi pastorali ricoprono circa il 25% della superficie emersa del nostro Pianeta e, oltre a rappresentare un metodo di allevamento dalla tradizione millenaria, offrono numerosi vantaggi dal punto di vista ambientale.

In primo luogo, gli ambienti pastorali sono caratterizzati dall’alternanza tra spazi aperti, aree forestate e zone umide, e quindi costituiscono un elemento fondamentale per la biodiversità paesaggistica. Inoltre, gli allevamenti estensivi consentono agli animali di muoversi liberamente e nutrirsi di erbe spontanee, contribuendo al loro benessere e allo stesso tempo permettendo di ricavare prodotti di elevata qualità e dalla bassa impronta ambientale, con impatti anche sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. Infatti, se da un lato non viene consumata energia per ricavare il foraggio perché gli animali si alimentano direttamente all’aperto, il diffuso rilascio di deiezioni sui pascoli funge da fertilizzante e arricchisce il contenuto organico di suolo, contribuendo  al sequestro di CO2 dall’atmosfera. Infine, i pascoli ospitano numerosi animali e piante selvatiche che nel corso dei secoli si sono adattate a vivere in questi ambienti: per questo motivo, la conservazione di questi habitat semi-naturali è di fondamentale importanza per garantire la sopravvivenza di queste specie, spesso endemiche di questi ambienti.

Alpicoltura: la gestione degli ambienti pastorali e l’importanza delle aree di riposo del bestiame

Dato che i pascoli sono stati plasmati dalla mano dell’uomo attraverso l’allevamento di animali domestici, il mantenimento del fragile equilibrio tra la componente antropica e quella naturale gioca un ruolo cruciale per la conservazione di questi habitat, che spesso in Italia sono fortemente minacciati dall’abbandono delle attività pastorali o dalla cattiva gestione.

Pertanto, la giusta distribuzione del bestiame sul pascolo, il corretto posizionamento dei punti di attrazione del bestiame (abbeveratoi e dispenser di sali minerali) e la scelta e cura delle aree destinate al riposo del bestiame giocano un ruolo cruciale. Mandrie e greggi, infatti, tendono a preferire zone pianeggianti e confortevoli per ruminare e completare i processi digestivi, rilasciando deiezioni che arricchiscono il terreno di sostanza organica. 

Questo fenomeno, assieme al calpestamento dovuto allo spostamento degli animali, può avere effetti positivi sulla cotica erbosa, contribuendo a eliminare piante poco appetibili per il bestiame e favorendo la crescita di specie più adatte al pascolo. Tuttavia, se un’area viene utilizzata troppo a lungo come punto di riposo, la frequentazione eccessiva e l’eccessivo deposito di deiezioni possono degradare la cotica erbosa, danneggiando la vegetazione ed il suolo e favorendo la proliferazione di specie nitrofile come le ortiche, che hanno scarso valore per il pascolo e possono compromettere l’attrattiva paesaggistica.

Per questo motivo è nata l’alpicoltura, branca dell’agronomia che si occupa della gestione dei pascoli: tramite il rilievo della vegetazione, la mappatura delle diverse forme di coperture del suolo e delle infrastrutture presenti (viabilità e fonti d’acqua), gli agronomi e dottori forestali definiscono un piano di gestione dell’alpeggio che fornisce alle amministrazioni comunali e agli allevatori precise indicazioni per condurre le attività di pascolo al meglio.

In conclusione

I sistemi pastorali costituiscono un modello di allevamento sostenibile che coniuga il benessere animale con la tutela dell’ambiente, contribuendo alla salute e alla bellezza dei territori. È fondamentale, quindi, gestire correttamente queste aree per evitare il sovrapascolamento, che può causare degrado del suolo e danneggiare gli ecosistemi forestali. 

Tuttavia, il mantenimento di questi ecosistemi passa necessariamente anche attraverso il supporto alle aziende agricole che continuano a praticare questa forma tradizionale di allevamento sostenibile. Se da un lato i fondi europei o i progetti Robin Wood come Serre di Ostana contribuiscono ad effettuare nuovi investimenti a favore dei sistemi silvo-pastorali, le scelte dei consumatori possono influenzare positivamente le piccole realtà agricole di montagna. La prossima volta che avrete voglia di mangiare un buon formaggio, approfittatene per fare una passeggiata in alpeggio e acquistate i prodotti caseari direttamente dal pastore!

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