Le normative europee CSRD e SFDR: cosa sono e che impatti hanno sulle aziende?​

Le normative europee CSRD e SFDR: cosa sono e che impatti hanno sulle aziende?

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un fattore determinante per il successo a lungo termine delle imprese, non solo a livello europeo ma anche globale. Le aziende si trovano sempre più sotto la lente di investitori e consumatori che richiedono una maggiore trasparenza sulle loro pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG). In questo contesto, le normative europee come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) rappresentano strumenti fondamentali per promuovere una finanza più responsabile e un'economia orientata verso criteri ESG. Ma cosa sono esattamente queste normative e quali impatti hanno sulle imprese? In questo articolo, cercheremo di fare chiarezza analizzando la loro funzione e gli impatti positivi sulle aziende europee.

normative europee csrd e green claims

Le normative europee CSRD e SFDR: cosa sono e che impatti hanno sulle aziende?

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un fattore determinante per il successo a lungo termine delle imprese, non solo a livello europeo ma anche globale. Le aziende si trovano sempre più sotto la lente di investitori e consumatori che richiedono una maggiore trasparenza sulle loro pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG). In questo contesto, le normative europee come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) rappresentano strumenti fondamentali per promuovere una finanza più responsabile e un'economia orientata verso criteri ESG. Ma cosa sono esattamente queste normative e quali impatti hanno sulle imprese? In questo articolo, cercheremo di fare chiarezza analizzando la loro funzione e gli impatti positivi sulle aziende europee.

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La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)

Che cos’è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)?

La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), entrata in vigore il 5 gennaio 2023, è una normativa dell’Unione Europea pensata per aumentare la trasparenza sulle performance di sostenibilità aziendale. Obbliga tutte le imprese europee e le filiali qualificate di aziende non europee a divulgare il proprio impatto sociale e ambientale. Oltre a fornire informazioni dettagliate sugli effetti delle proprie attività su ambiente, società e governance (ESG), le imprese devono dimostrare come la sostenibilità influenzi le loro performance economiche, offrendo maggiore chiarezza a investitori e stakeholder.

Un aspetto chiave della CSRD è proprio l’obbligo per le aziende di sottoporre le informazioni di sostenibilità a verifiche da parte di terzi, per garantire che i dati riportati siano accurati e affidabili. Questo aiuta gli investitori a prendere decisioni più informate e incrementa la fiducia nel reporting ESG.

Che differenza sussiste con la NFRD?

Rispetto alla Non-Financial Reporting Directive (NFRD), la CSRD amplia significativamente il raggio d’azione con requisiti più severi e dettagliati. Le imprese sono tenute a fornire informazioni più trasparenti sugli impatti ambientali, sociali e sulla governance, rendendo più comprensibile per investitori e consumatori il livello di sostenibilità aziendale. Inoltre, le aziende devono rivelare non solo gli effetti delle loro attività su persone e ambiente, ma anche come gli obiettivi, le strategie e i rischi di sostenibilità influenzano la loro salute finanziaria. Un approccio che garantisce una visione chiara della connessione tra responsabilità sociale e ambientale e la solidità economica.

Quali obiettivi?

In linea con l’obiettivo europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, i macro obiettivi stabiliti puntano a ridurre il rischio climatico e a migliorare la sostenibilità complessiva dell’UE promuovendo un nuovo modello industriale, caratterizzato da edifici ristrutturati ad alta efficienza energetica, energia più pulita e tecnologie avanzate.

Un ulteriore obiettivo della CSRD è facilitare l’accesso ai capitali per le imprese sostenibili: Le aziende che dimostrano un forte impegno verso la sostenibilità potranno attrarre investimenti green, poiché i dati ESG saranno più facilmente accessibili agli investitori che cercano opportunità di investimento responsabili. Ma il vero fine ultimo della CRSD è l’equiparazione al bilancio economico-finanziario consolidato (trasparenza, etica, accesso ai capitali, sanzionabilità, tempistiche), rendendo la rendicontazione di sostenibilità uno strumento altrettanto rilevante. L’obiettivo è integrare le informazioni ESG nella gestione aziendale, influenzando decisioni strategiche. Questo cambiamento assicura che le imprese rispettino standard ambientali e sociali, migliorando reputazione e competitività, contribuendo a un’economia più sostenibile.

Quali sono le aziende che devono rispettare la CRSD?

Entro il 2028, un ampissimo spettro di organizzazioni e aziende dovranno rispettare le normative stabilite dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Tra queste, si annoverano le imprese quotate in borsa, escludendo però le microimprese che non superano due dei tre requisiti richiesti per due esercizi consecutivi. I criteri in questione comprendono un patrimonio totale minimo di 450.000 EURO, un fatturato netto di almeno 900.000 EURO e un numero medio di dipendenti pari o superiore a 10.

Inoltre, anche le grandi imprese con sede nell’UE, sia quotate che non, rientrano nel campo di applicazione della CSRD. Per essere soggette alla normativa, devono soddisfare due dei seguenti requisiti per due bilanci consecutivi: un totale attivo minimo di 25 milioni di EURO, un fatturato netto di almeno 50 milioni di EURO e una media di 250 dipendenti.

Infine, le imprese di “paesi terzi” sono incluse in questo obbligo se sono società madri che generano un fatturato annuo nell’UE di almeno 150 milioni di euro negli ultimi due anni. Queste aziende devono avere una grande impresa con sede nell’UE oppure una filiale nell’UE che abbia titoli quotati sulla borsa valori regolamentata, o una filiale con almeno 40 milioni di EURO di fatturato netto.

Attraverso i nostri progetti di gestione forestale sostenibile e le nostre foreste aziendali, stiamo supportando le aziende nel loro percorso verso una sostenibilità duratura. Le aziende che decidono di intraprendere questo percorso non solo dimostrano il loro impegno verso l’ambiente, ma si posizionano anche strategicamente nel mercato globale. Adottare pratiche sostenibili può ridurre i costi operativi attraverso una gestione più efficiente delle risorse e una minore dipendenza da materiali non rinnovabili. Inoltre, con l’aumento della consapevolezza ambientale tra i consumatori, le aziende sostenibili attraggono clienti che preferiscono marchi responsabili. Questa filosofia permette anche di accedere a finanziamenti e investimenti sostenibili, poiché sempre più investitori cercano opportunità in aziende con un impatto positivo sull’ambiente. Infine, l’allineamento con i valori di sostenibilità può migliorare la reputazione del marchio e fidelizzare i clienti, generando così un vantaggio competitivo durevole nel tempo.

In sintesi, diventare “Nature Positive” non è solo una scelta etica, ma un passo strategico verso la prosperità aziendale in un mercato sempre più orientato verso la sostenibilità.

E in Italia? Il recepimento della CSRD

Il 30 agosto 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Legislativo che recepisce la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), introducendo nuovi obblighi di rendicontazione di sostenibilità. La CSRD impone alle imprese di fornire informazioni dettagliate e affidabili sui fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), applicando il principio della doppia materialità.


Il decreto si estende, dunque, a nuove aziende, includendo PMI quotate e filiali di grandi gruppi non europei, e introduce il revisore di sostenibilità per verificare la conformità ai nuovi standard europei per la rendicontazione della sostenibilità ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Il decreto rafforza, inoltre, il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori e prevede sanzioni in caso di non conformità, con la Consob responsabile delle verifiche. Questo nuovo quadro normativo punta a migliorare la trasparenza e a favorire la transizione verso un’economia più sostenibile, responsabilizzando le imprese su temi cruciali per il futuro.

La Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR)

In linea con gli obiettivi della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), esiste un altro regolamento europeo, antecedente a quello già citato, che stimola il flusso di capitali verso investimenti sostenibili: la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR). Di cosa si tratta esattamente? E che tipo di ricaduta ha sull’economia delle aziende europee?

Che cos’è la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR)?

La Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), entrata in vigore il 10 marzo del 2021, è una normativa dell’Unione Europea volta a regolamentare la finanza sostenibile e a promuovere pratiche di investimento responsabili. Il suo scopo principale è garantire maggiore trasparenza riguardo alle caratteristiche di sostenibilità dei prodotti finanziari, permettendo agli investitori di prendere decisioni più consapevoli e informate. Grazie alla SFDR, gli investitori hanno accesso a dati più affidabili e chiari, potendo valutare l’impatto ambientale, sociale e di governance dei loro investimenti nel settore finanziario.

 

La SFDR introduce tre categorie di prodotti finanziari, ciascuna con requisiti di trasparenza diversi:

 

  • Articolo 6: prodotti che non promuovono caratteristiche di sostenibilità;
  • Articolo 8: prodotti che promuovono caratteristiche ambientali o sociali;
  • Articolo 9: prodotti che hanno obiettivi di sostenibilità specifici.

 

Questo sistema aiuta a classificare meglio i prodotti finanziari e a dare maggiore chiarezza agli investitori.

Quali obiettivi?

L’obiettivo principale di questa normativa è di dare vita a un sistema finanziario capace di supportare un’economia sostenibile, concentrata sulla tutela del pianeta. Questo implica l’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle decisioni strategiche di investimento e nel monitoraggio delle prestazioni, promuovendo così una maggiore attenzione alla sostenibilità e favorendo una crescita responsabile e a lungo termine.

Quali sono le aziende maggiormente interessate dall’SFDR?

Quando si considera l’applicazione dell’SFDR, è necessario includere diversi soggetti operanti in diverse realtà. Tra questi vi sono:

  1. i consulenti e gli operatori del mercato finanziario, come società di asset management, banche di investimento, istituti di credito e fondi pensioni. Sono inclusi tutti coloro che offrono prodotti finanziari, come emittenti di obbligazioni, azioni e altri strumenti. 
  2. Parallelamente, l’SFDR si rivolge a tutte le aziende che sono o potrebbero essere oggetto di investimenti sostenibili, specialmente quelle attive in settori come l’energia pulita, l’efficienza energetica e la governance aziendale.
  3. Infine, questo regolamento si estende anche a realtà aziendali che integrano criteri di sostenibilità nelle decisioni di investimento, riconoscendo il ruolo cruciale della sostenibilità nelle operazioni strategiche. Tali aziende comprendono vari settori, come il CleanTech e la responsabilità sociale d’impresa, che sono centrali per la crescita degli investimenti sostenibili.

Esempi virtuosi di come le normative SFDR e CSRD stanno migliorando le politiche aziendali e il panorama finanziario europeo

Riportiamo due esempi, citati da ESG News e Ollum, che illustrano come le normative CSRD e SFDR stiano trasformando il modo in cui le aziende gestiscono e comunicano le loro strategie di sostenibilità.

BNP Paribas e la SFDR

È recente la notizia secondo la quale una delle banche leader in Europa, BNP Paribas, ha lanciato il BNP Paribas Global Net Zero Transition Equity, un fondo azionario attivo domiciliato in Lussemburgo. Questo fondo mira a fornire agli investitori un’esposizione diversificata in vari settori e aree geografiche, con un forte focus sulla decarbonizzazione e l’obiettivo di raggiungere il net zero. Il portafoglio è composto da più di 1.000 aziende globali impegnate nella transizione verso un’economia a zero emissioni, con un rischio settoriale contenuto.

Il fondo utilizza una filosofia di investimento basata sulla finanza comportamentale e segue un quadro proprietario per valutare l’allineamento delle aziende al net zero. Classificato ai sensi dell’articolo 8 della SFDR, il fondo si impegna a mantenere almeno il 50% delle partecipazioni in investimenti qualificabili come sostenibili. Inoltre, il fondo integra una classe di azioni di beneficenza per sostenere Electriciens Sans Frontières, un’organizzazione che combatte le disuguaglianze nell’accesso all’elettricità e all’acqua, contribuendo così alla lotta contro la povertà energetica e il cambiamento climatico. Il lancio di questo fondo rappresenta un importante passo avanti nella strategia Net Zero di BNP Paribas AM, con l’obiettivo di allineare il 60% degli investimenti entro il 2030 e il 100% entro il 2040.

Enel e la CSRD

Dal 2021, Enel ha iniziato a pubblicare regolarmente un report di sostenibilità ESG semestrale, consolidando il proprio impegno verso una trasparenza sempre maggiore nelle tematiche ambientali, sociali e di governance. Questo strumento di rendicontazione è stato rafforzato dall’adozione della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che Enel sta utilizzando per integrare e potenziare la propria strategia di sostenibilità a lungo termine. La scelta di utilizzare il quadro normativo della CSRD riflette la volontà di Enel di allinearsi con le migliori pratiche internazionali in ambito ESG, offrendo una visione chiara e comprensibile del proprio impatto.

Abbiamo scelto questo esempio poiché, come evidenziato da Ollum, il bilancio di sostenibilità di Enel presenta una metodologia avanzata per l’analisi della materialità. Questo processo dettagliato richiede il coinvolgimento di tutti gli stakeholder aziendali, tra cui dipendenti, investitori e comunità locali, per definire e prioritizzare i temi più rilevanti in ambito ESG. Questo approccio consente a Enel di orientare efficacemente la propria strategia verso un futuro più sostenibile, affrontando le sfide chiave del settore energetico.

Nel bilancio, Enel riporta in modo estremamente dettagliato la propria strategia di sostenibilità e i principali obiettivi del suo piano di decarbonizzazione. Uno degli elementi centrali di questo piano è il raggiungimento delle emissioni nette zero entro le scadenze prefissate, dimostrando un chiaro impegno nella lotta contro il cambiamento climatico e nella transizione verso un’energia più pulita. La trasparenza offerta da questo report non solo assicura il monitoraggio continuo dei progressi di Enel, ma anche una maggiore fiducia da parte di investitori e stakeholder nel percorso sostenibile dell’azienda.

Verso un futuro sostenibile: l'impatto delle normative CSRD e SFDR

In definitiva, l’adozione delle normative CSRD e SFDR non è solo una questione di conformità regolatoria, ma rappresenta un’opportunità per le aziende di ripensare le proprie strategie di sostenibilità, aumentando la loro competitività in un mercato sempre più orientato verso la responsabilità sociale. In questo modo, le imprese non solo contribuiscono a un futuro più sostenibile, ma costruiscono anche relazioni più solide con i propri investitori e clienti, basate su fiducia e trasparenza.

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